Malattie cardiacheLe malattie cardiache nella donna

Dott. Roberto Pedretti

Sottoporsi ad un controllo clinico e verificare con il proprio medico curante il proprio livello di rischio cardiovascolare [..], è necessario per prevenire la prima causa di morte nel genere femminile, le malattie cardiovascolari.

Le malattie cardiache nella donna

Negli ultimi decenni la visione delle malattie cardiache nelle donne è molto cambiata. Da una prospettiva iniziale secondo la quale le malattie cardiache rappresentavano un problema maschile, poco riguardante le donne perchè protette dagli ormoni estrogeni, ci si è invece resi conto che tali patologie si sviluppano nei due generi con un approccio di “pari opportunità”.

Le malattie cardiovascolari sono infatti la principale causa di morte nella donna, e la loro diffusione è ancora sottovalutata. Esse si manifestano con qualche anno di ritardo rispetto all’uomo, e il “carico” di fattori di rischio cardiovascolare nelle donne dopo la menopausa è molto elevato: le donne presentano con frequenza molto alta ipertensione arteriosa, sono spesso dislipidemiche e affette da molteplici fattori di rischio.

Se la consapevolezza delle donne riguardo il ruolo negativo delle malattie cardiache sulla salute dell’uomo e dei loro uomini è alta, quella sul proprio rischio cardiovascolare non pare invece adeguata. La maggior parte delle donne ritiene che il principale problema sanitario per il proprio genere sia rappresentato dal cancro della mammella e non dall’infarto miocardico. Questa scarsa consapevolezza, fa sì che meno frequentemente degli uomini le donne affrontino il tema del rischio e delle patologie cardiovascolari con il proprio medico curante e meno frequentemente si trovino a ricevere terapie, consigli e strategie di prevenzione cardiovascolare.

Sulla base dei dati raccolti sullo stato di salute degli italiani dall’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare in collaborazione con l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri alcuni anni or sono, dati comunque ancora molto attuali nel loro significato, delle donne in menopausa ben il 60% presentava ipertensione arteriosa, il 56% era ipercolesterolemico, il 36% era in sovrappeso, il 33% obeso, il 13% diabetico, il 16% fumava e il 19% aveva fumato in passato (ex-fumatrici). Per quanto riguarda la inattività fisica, quasi il 42% delle donne italiane nel proprio tempo libero non pratica attività fisica.

Potremmo però pensare che nel tempo la situazione tenda al miglioramento, vivendo in un’epoca di grande sviluppo tecnologico e di attenzione nei confronti della salute e del “sentirsi bene”. In realtà il terzo Atlante Italiano delle malattie cardiovascolari ha dimostrato un incremento dell’infarto miocardico e dell’angina pectoris nella donna. L’andamento epidemiologico è quindi nella direzione sbagliata.

Le malattie cardiache nella donna presentano alcune peculiarità e quindi considerare un approccio genere-specifico in ambito cardiologico è di primaria importanza.

A forme di cardiopatia del tutto specifiche nella donna come la cardiomiopatia peri-partum, si sta osservando con sempre maggiore frequenza nelle donne le manifestazioni della cardiopatia ischemica, la malattia che formando placche aterosclerotiche ricche di grasso (colesterolo) nelle arterie coronarie, determina stenosi (restringimenti) con angina pectoris e l’infarto del miocardio. 

Essa si associa spesso a fattori di rischio (ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, fumo, inattività fisica, sovrappeso, familiarità) e ha esordio nella 5° e 6° decade di vita. Anche la cardiopatia ischemica si presta a un inquadramento genere-specifico, dal momento che la malattia coronarica nella donna spesso determina sintomi meno chiari e tipici rispetto agli uomini e coinvolge più frequentemente i piccoli vasi (sindrome X cardiaca).

 

Una cardiopatia di recente inquadramento è la cardiomiopatia da stress (sindrome di Takotsubo). Questa denominazione deriva dall’immagine delle alterazioni della contrattilità del ventricolo sinistro cardiaco ai test di imaging cardiaco quale ad esempio l’ecocardiogramma, che danno al cuore una morfologia che richiama la forma di uno strumento di pesca giapponese (che ha fornito l’eponimo di Takotsubo).

Vale la pena soffermarsi su questa patologia che, seppure rara, stiamo però osservando con crescente frequenza nei nostri reparti, forse anche perché la nostra sensibilità clinica è cresciuta. Questa cardiomiopatia è rilevata con assoluta prevalenza nella donna (90 per cento circa dei casi) in età post-menopausale. Il quadro di esordio si sovrappone a quello di un infarto del miocardio con una presentazione clinica anche di elevata gravità. Tuttavia in questa sindrome le arterie coronarie non sono ammalate e generalmente si assiste nei giorni ad una progressiva normalizzazione della funzione del cuore. Pertanto, dopo la fase iniziale spesso drammatica, la prognosi è generalmente favorevole. Caratteristica principale di questa forma è che essa si manifesta dopo un forte stress emozionale in donne che per età e situazione sociale possono risultare emotivamente più fragili.

Con il procedere dell’età stiamo assistendo ad una sempre maggiore diffusione dello scompenso cardiaco e della fibrillazione atriale. Quest’ultima aritmia, condiziona un aumento del rischio di ictus cerebrale richiede una valutazione del rischio di trombosi e di emorragia per avviare quando appropriato un trattamento anticoagulante. Un numero rilevante di pazienti con scompenso cardiaco, soprattutto in età avanzata, sono donne, che possono andare incontro a frequenti ospedalizzazioni e ad un drastico peggioramento della qualità della vita e del livello di autonomia.

L’aumento dell’età media ha portato infine ad una parziale coincidenza dei fattori di rischio tra neoplasie e cardiopatie, così come l’utilizzo degli antineoplastici nel trattamento delle neoplasie ha permesso l’allungamento della aspettativa di vita nei pazienti neoplastici, riproponendo però il rischio di sviluppare cardiomiopatia e scompenso cardiaco concomitanti a causa della cardiotossicità di alcuni di essi. Questo rischio permane anche molti anni dalla sospensione della terapia per cui questi soggetti vanno tenuti sotto stretto controllo anche dal punto di vista cardiologico. Questa particolare situazione sta determinando lo sviluppo di una sorta di “sotto-specialità” nell’ambito della cardiologia, la cosiddetta “cardio-oncologia”.

Le patologie cardiovascolari rappresentano quindi un problema sanitario di grandissimo rilievo nelle donne, ed è pertanto essenziale che cresca, nella popolazione femminile la necessità di porre maggiore attenzione alla prevenzione cardiovascolare, ad oggi sicuramente sottovalutata.

Sottoporsi ad un controllo clinico e verificare con il proprio medico curante il proprio livello di rischio cardiovascolare, eventualmente trattare i fattori di rischio con uno stile di vita adeguato (non fumare, assumere una dieta bilanciata ed equilibrata, praticare regolarmente attività fisica etc) e quando necessario con i farmaci è necessario per prevenire la prima causa di morte nel genere femminile, le malattie cardiovascolari.

Roberto F.E. Pedretti (cardiologo@robertopedretti.it)
Direttore Dipartimento Cardiovascolare
Direttore Unità Operativa Complessa di Cardiologia
IRCCS MUltiMedica, Sesto San Giovanni (MI)